Croce, Papini, Prezzolini e Borgese ‘editori’ di Goethe, Nietzsche, Novalis e Hebbel

La genesi di un campo di produzione ristretta e il rinnovamento del repertorio della letteratura tedesca nel primo ventennio del ’900

Nelle pagine che seguono vorrei tentare un’analisi del campo editoriale del primo ’900 per verificare l’ipotesi di fondo del progetto di ricerca LT.it – Letteratura tedesca tradotta in Italia [1]: che la ‘letteratura tradotta’ è, almeno nelle sue linee principali (i ‘criteri di visione e divisione’, direbbe Pierre Bourdieu), un prodotto degli stessi attori che producono la letteratura italiana. Più precisamente vorrei mostrare che

  1. i testi e gli autori ‘stranieri’ vengono ‘selezionati’, ‘marcati’ e ‘letti’ (Bourdieu 2002) sulla base degli stessi criteri di valore (potremmo dire: delle stesse poetiche) che presiedono alla produzione di nuova letteratura italiana; 
  2. la letteratura tradotta viene prodotta e legittimata in larga misura attraverso le stesse strutture, in primo luogo case editrici e riviste, attraverso le quali viene prodotta e legittimata quella ‘autoctona’, e che dunque si tratta non di due circuiti di produzione distinti, bensì di uno solo; 
  3. l’innovazione nel repertorio della letteratura tradotta si produce, come per quella ‘autoctona’, in seguito all’ingresso in campo di ‘nuovi entranti’ che per affermarsi hanno interesse a sovvertire il concetto di letteratura temporalmente dominante.

Farò quindi in primo luogo una ricognizione del repertorio della letteratura tedesca [2] in Italia all’altezza del 1910; quindi passerò in rassegna i nuovi entranti che nell’ambito delle loro strategie per affermarsi producono anche traduzioni di letteratura tedesca, soffermandomi sulle innovazioni pratiche e simboliche da essi prodotte; e concluderò con una nuova ricognizione del repertorio della letteratura tedesca in Italia, questa volta all’altezza del 1920, per riepilogare i mutamenti prodotti. Per sintetizzare l’esposizione e rendere perspicua la tesi farò uso di elaborazioni grafiche, in particolare di elenchi (di titoli di collane) e di mappe (del campo letterario). Le copertine sono riprodotte al fine di mostrare come il principio di distinzione operi in misura rilevante a partire perfino dal design di un libro o di una collana. 

Il mio punto di partenza è un dato che, a uno sguardo retrospettivo, può sembrarci sorprendente: nel primo ventennio del Novecento scrittori e critici italiani sembrano non vedere affatto la letteratura tedesca contemporanea, o quantomeno quella che noi oggi consideriamo canonica [3]

Se prendiamo la Tavola cronologica del Mittner (Ill. 1), il manuale di letteratura tedesca a tutt’oggi più autorevole in Italia, e scorriamo i titoli pubblicati in area germanica tra il 1895 e il 1915, possiamo osservare che, con l’eccezione di Nietzsche e Hofmannsthal [4], nessuno è stato tradotto prima del 1918 (ma spesso molto dopo). In altre parole: gran parte degli scrittori che per noi caratterizzano l’inizio del Novecento, nomi come Wedekind, Kraus, Thomas e Heinrich Mann, Musil, Hesse, Walser, Rilke e Kafka, rimangono, salvo qualche sporadica traduzione in rivista, sostanzialmente ignoti e ignorati. Nel campo letterario italiano questi autori semplicemente non esistono (cfr. Bourdieu 1999, p. 3).

 III.1.

Ill. 1.

 

Perché accade questo? La mia ipotesi è che i ‘criteri di visione e divisione’ dominanti in Italia, anche quelli dei nuovi entranti, sono talmente estranei a quelli dominanti nel campo letterario tedesco che, anche quando vanno nei paesi di lingua tedesca e ne scandagliano la produzione letteraria, gli scrittori e i critici italiani cercano e vedono cose molto diverse da quelle che noi, con gli occhi di oggi, ci aspetteremmo. Le eccezioni sono rare, e anche quando ci sono, come nel caso di Italo Tavolato con Karl Kraus [5], difficilmente i pur interessati mediatori appartenenti all’‘avanguardia’ letteraria italiana riescono a trovare un posto agli scrittori dell’‘avanguardia’ letteraria tedesca e alle loro opere entro lo spazio simbolico italiano. Perché si affermino la percezione che esiste una letteratura tedesca ‘contemporanea’ e un interesse specifico a passarla sistematicamente al vaglio occorrerà attendere la rivoluzione simbolica che ha luogo alla fine degli anni ’20 con la nascita delle grandi collane industriali mondadoriane (I Libri Gialli, I Libri della Palma, Medusa, Biblioteca Romantica) e delle analoghe imprese di Sperling & Kupfer e Modernissima, Rizzoli e Bompiani [6].

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