Per uno studio delle interferenze tra letterature.

Conclusioni

Attraverso l’analisi del Kraus di Tavolato è possibile mettere – o rimettere – a fuoco alcuni punti di carattere metodologico che riguardano le indagini sulle interferenze tra diverse letterature, condotte sia attraverso l’analisi dei contesti culturali e sociali sia attraverso la disamina dei testi letterari.

  1. Interferenza come mimesis triangolare. Le interferenze tra letterature/autori/opere sono spesso considerate processi che legano due autori o due testi mentre invece, a uno sguardo più approfondito, spesso esse risultano avvenire secondo uno schema triangolare. Il mediatore, in questo caso Tavolato, importa nel proprio paese (e specificamente nell’ambiente della Voce e di Lacerba) un autore straniero (Kraus) perché desidera sostenere, o conformarsi, a un autore non straniero (Papini); l’autore straniero viene rimodellato per conformarlo a quello non straniero e/o agli autori che quest’ultimo predilige, siano essi italiani (i futuristi) o stranieri (Weininger).
  2. Circolazione dei testi e delle figure autoriali. Tavolato rappresenta bene una modalità di approccio alle letterature straniere che caratterizza la Firenze di primo Novecento: quella che mette l’accento non sull’importazione dei testi bensì delle figure autoriali. Il caso Slataper/Hebbel ne è, mutatis mutandis, un ulteriore esempio (cfr. Filippi 2014). Non sono, infatti, solo i testi letterari a circolare tra diverse letterature e a rendere possibili gli scambi tra culture. A circolare sono anche le figure autoriali, le posture, che, proprio come i testi, vengono importate da mediatori, adottate e adattate.
  3. Scritture al primo e al secondo grado: un ‚confine abitato‘. Come si è visto, Tavolato è anche autore di saggi e aforismi propri. Essi non traducono/riprendono nessuna opera letteraria precedente, eppure a mio parere non sono da considerarsi originali. Si tratta di testi privi di un originale testuale, ma comunque derivati („al secondo grado“, direbbe Genette, cfr. Genette 1982) poiché nascono dalla precisa e puntuale ripresa di una postura autoriale, quella di Kraus. Di conseguenza, sia le traduzioni di Kraus compiute da Tavolato sia i suoi scritti possono entrambi essere a mio parere pensati come derivanti da una letteratura straniera, come frutto di una importazione. In questo senso, il caso di Tavolato permette di riesaminare la distinzione tra scrittura al primo e al secondo grado, tra testi originali e derivati.
  4. Traduzione / „manipolazione“. Una traduzione che offre una resa accurata dell’originale non necessariamente significa che il testo originale straniero non sia oggetto di una manipulation. Nonostante Tavolato traduca Kraus in modo letterale, lo sottopone a una modificazione attraverso operazioni di antologizzazione, editing, critica letteraria. Studiando casi di interferenza tra letterature è quindi necessario non limitarsi alle traduzioni bensì esaminare tutto lo spettro delle riscritture, o rewritings (cfr. Lefevere 1992), in tutte le loro forme.
  5. Traduzione come testo manifesto e latente. Il fatto che Tavolato non abbia importato la critica di Kraus al linguaggio è altrettanto significativo del fatto che ne abbia importato la critica alla morale sessuale, eppure negli studi sulle traduzioni ci si limita spesso a chiedersi: „Cos’è arrivato in Italia?“. Un caso come quello di Tavolato può contribuire a mettere in questione l’idea di “ricezione” intesa come la cronistoria di ciò che di un’opera è sopravvissuto. Al contrario, in certi casi può essere fruttuoso storicizzare gli atti di oscuramento, cancellazione, oblio: gli scambi tra letterature non sono processi fatti solo di ‚pieni‘ bensì anche di ‚vuoti‘. Le traduzioni dell’opera letteraria, e più in generale le sue trasformazioni, devono essere analizzate come oggetti al contempo manifesti e latenti (cfr. Lachmann 1990).

Per quello che riguarda lo specifico caso di ricezione di Karl Kraus nell’ambiente delle riviste fiorentine d’inizio Novecento, quindi, possiamo concludere che è a Papini che Tavolato pensa quando traduce Kraus. L’interferenza non risulta comprensibile se non si tiene conto di questo terzo polo. Inoltre, Tavolato opera una importazione non solo dei testi di Kraus, bensì soprattutto della postura autoriale; dall’importazione di tale postura autoriale derivano non solo le traduzioni di Tavolato bensì anche i suoi scritti originali, quelli in italiano, che di conseguenza vanno considerati come derivanti (anche) da una letteratura straniera. Pur traducendo Kraus in modo letterale, Tavolato ne compie una manipolazione agendo attraverso processi di antologizzazione, editing, critica letteraria. Infine, se consideriamo le suddette traduzioni come oggetti non solo manifesti ma anche latenti, esse segnalano o confermano la centralità/marginalità di determinati temi, dibattiti, caratteristiche nelle opere e nelle letterature di partenza e d’arrivo (in questo caso, morale sessuale/linguaggio). In tal modo, lo studio delle traduzioni e della ricezione di un autore si rivela strumento essenziale anche alla sua comprensione tout court. *

 

* Una precedente versione del presente saggio è uscita in: Irene Fantappiè, L’autore esposto. Scrittura e scritture in Karl Kraus, Peter Lang, Frankfurt a.M. et. al. 2016.

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