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Introduzione

 

L'idea della creatività non ha perso nulla del suo fascino fino ad oggi. Chi non vorrebbe essere creativo? Inventare cose nuove, portare innovazioni nel mondo - questo è il modo per guadagnare prestigio, forse fama, e nel migliore dei casi anche molti soldi. La stupenda carriera del concetto di creatività riflette i profondi cambiamenti culturali che hanno avuto luogo nel corso del Novecento, e ancor oggi ci affascina. Le origini del concetto di creatività risalgono da un lato all'idea teologica della creatio, cioè all'atto incomprensibile e trascendente con cui Dio creò il mondo; dall'altro il concetto è strettamente legato alla Genieästhetik elaborata nella Germania settecentesca: in quel periodo il concetto di genio, che a sua volta ha una preistoria lunga e complessa, acquista importanza come termine che si oppone alle regole delle arti, ma che ha anche una dimensione politica perché diretto contro il gusto aristocratico. Il culto del genio diventa molto popolare durante l'Ottocento in cui si venerano le grandi personalità creative, gli artisti, autori, compositori e, perché no?, anche gli scienziati e i politici.

Sebbene a tutt'oggi qualcosa di questo culto démodé del genio persista, ci piace credere che la creatività non sia più il possesso di personalità titaniche come, diciamo Beethoven o Verdi, ma piuttosto un fenomeno universale. Infatti, la creatività si è liberata dai legami con il genio per diventare una questione democratica, alla portata di tutti. I contributi di questo numero affrontano, attraverso una serie di "studi di casi", diverse accezioni della creatività nel Novecento. Gli approcci proposti e le tematiche prese in esame nei saggi del presente volume sono diversi, e vanno dalla nozione formalista di innovazione tramite l'alienazione, alle teorie dei sistemi, del caos, dei neuroni specchio. 

Nonostante le differenze fra le definizioni e le concezioni della creatività, un filo comune sembra attraversare tutti i contributi: la dottrina della grande personalità unica cede sempre più il passo, al più tardi all'inizio del XX secolo, all'idea che la creatività abbia origine non nei soggetti geniali, ma nelle relazioni che le persone creative costruiscono con gli oggetti, i sistemi di rappresentazione della realtà. Che la creatività nasca dalla noia, dall'operosità o venga intesa quale necessità nel processo di costituzione di un discorso di tipo testimoniale, che la si rapporti all'alienazione dei fatti e dei linguaggi, alla scoperta dei neuroni specchio o alla teoria del caos: indipendentemente dalle specificità di ciascun cobtesto, sembra che col tempo questa nozione diventi sempre più indissociabile dalla fede nel lavoro, nelle tecniche, nella sperimentazione formale. 

La creatività di oggi cui tutti possono accedere ha senza dubbio un potenziale emancipatorio. Tuttavia, questo vantaggio comporta il rischio che la stessa creatività si possa trasformare in tirannia. Se tutti sono capaci di essere creativi, allora nessuno ha una scusa per non esserlo. E vediamo nella realtà quotidiana che la creatività corre il rischio di diventare uno strumento del sistema capitalista per creare sempre nuovi bisogni e nuova merce. È a questo sviluppo che il filosofo Maurizio Ferraris dedica l'ironico intervento conclusivo.

Per tutti questi motivi ci è sembrato importante esaminare le trasformazioni del concetto di creatività, le sue sfaccettature plurimediali e interdisciplinari, sulla base di alcune tappe fondamentali della storia culturale italiana del XX secolo. La selezione è, naturalmente, incompleta, come non potrebbe essere altrimenti nell'ambito di una pubblicazione qual è quella che proponiamo. Ma speriamo di dare con queste pagine un impulso a ulteriori riflessioni sui discorsi che si possono fare intorno al concetto, mobile e affascinante, di creatività. 

 

Per il diritto di riproduzione delle immagini contenute in questo numero di lettere aperte ringraziamo LaMaurizioCorraini srl e la Fondazione Cirulli.

 

 

 

How to cite | Come citare: Schneider, Steffen (2020), "Introduzione." In lettere aperte vol. 7, pp. 5-6. [permalink: https://www.lettereaperte.net/artikel/ausgabe-72020/441]

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Permalink: https://www.lettereaperte.net/artikel/ausgabe-72020/441

Immagine in copertina: Ernesto Parmeggiani, Orfeo sul monte Radope, 1902; Copyright: Archivio fotografico del Museo Civico di Modena, CC BY-SA 3.0. https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Ernesto_Parmeggiani,_Orfeo_sul_monte_Radope,_olio_su_tela,_1902.TI