Mobile Mappings della letteratura e degli studi letterari: la poetica del movimento nei TransArea Studies

L’aspetto disciplinare

Nel campo degli Area Studies i centri regionali di ricerca, in quanto istituzioni che travalicano le singole discipline, hanno tradizionalmente un’impostazione di tipo multidisciplinare da una parte e interdisciplinare dall’altra. Essi si basano da un lato sulla coesistenza multidisciplinare delle singole scienze, le quali affondano le loro radici ciascuna in ulteriori discipline, e sul dialogo interdisciplinare tra le rappresentanti e i rappresentanti di determinate discipline. Questa impostazione piuttosto statica e al contempo ‘disciplinata’ dovrebbe essere completata, in futuro, da una organizzazione di tipo transdiciplinare che non miri allo scambio interdisciplinare tra interlocutori saldamente ancorati a singole discipline bensì ad un incrocio costante delle diverse discipline. A tal proposito va da sé che gli sviluppi e gli esisti di questa pratica scientifica ‘nomadica’, transdisciplinare in senso stretto, debbano essere monitorati e garantiti, sia a livello (mono-)disciplinare che interdisciplinare, da continui contatti. Si possono in tal modo rendere più dinamici i più disparati campi del sapere, e la comunicazione reciproca tra essi può divenire molto più intensa e flessibile.

Parallelamente a questa demarcazione terminologica verranno di seguito introdotte, e di volta in volta trasposte nella logica dei diversi ambiti di ricerca, delle definizioni che con l’ausilio dei prefissi ‘mono’, ‘multi’ , e ‘trans’ sono in grado di precisare le differenziazioni fin qui proposte dal punto di vista dei diversi livelli d’analisi. Tale modo di procedere ha come scopo il raggiungimento di un alto grado di trasparenza e coerenza terminologica.

L’aspetto culturale

Per quanto riguarda l’analisi dei fenomeni culturali, oltre alle monadi monoculturali occorre distinguere tra una coesistenza multiculturale di diverse culture, che per quanto riguarda la dimensione spaziale si insediano per esempio in zone o quartieri diversi di una città, e una coesistenza interculturale che contraddistingue ogni forma di incontro tra i membri di culture, i quali, nonostante abbia luogo uno scambio, non mettono in dubbio la loro originaria appartenenza ad una determinata cultura o ad un determinato gruppo culturale. Il livello transculturale – nello sviluppo critico dei pioneristici lavori sulla transculturalidad, composti a partire dal 1940 dall’etnologo e teorico della cultura cubano Fernando Ortiz (1978) – si distingue, dunque, dai due precedenti in quanto, in questo caso, si tratta di movimenti e pratiche che attraversano culture diverse: uno spostamento continuo da una cultura all’altra che non consente di individuare un’appartenenza stabile e originaria o un rapporto con una sola cultura o un solo gruppo culturale. Nell’attuale fase di globalizzazione accelerata, i “passaggi di confine” (Grenzgänge) transculturali acquisiscono sempre maggiore importanza in tutto il mondo. La loro analisi non dovrebbe mirare tanto alla differenziazione di “spazi intermedi” (Zwischenräume) più o meno stabili, quanto all’esplorazione dei labili terreni di gioco di quegli schemi di movimento oscillatori e delle loro figure ambigue.

L’aspetto linguistico

Dal punto di vista linguistico, oltre ad una situazione monolinguistica nella quale la logosfera è palesemente dominata da una determinata lingua, è possibile distinguere, in linea di principio, tra una coesistenza multilinguale di diverse lingue e spazi linguistici, che presentano poche sovrapposizioni o non ne presentano affatto, e una coesistenza interlinguale , nella quale due o più lingue intrattengono contatti e comunicano tra loro con una certa intensità. Diversamente da quanto accade nella traduzione intralinguale, che secondo la definizione di Jakobson può essere definita come un rewording all’interno della stessa lingua (Jakobson 1971, 260), la traduzione interlinguale riguarda la traduzione da una lingua all’altra, le quali sono e restano nettamente distinte e separate l’una dall’altra. Anche in questo caso è possibile distinguere una situazione translinguale da quelle multilinguali e interlinguali, con la quale si intende un incessante processo di continuo incrocio linguistico [1]. In questo caso due o più lingue non sono più nettamente separate l’una dall’altra bensì si compenetrano reciprocamente.

Per quanto riguarda la scrittura letteraria, la pratica translinguale designa, di conseguenza, l’alternanza tra lingue diverse da parte di un autore sia nell’ambito della sua intera produzione, sia all’interno di un determinato testo singolo. Quanto sconfinate possano essere le speranze di una concreta politica linguistica in merito, lo dimostra Amin Maalouf in un passaggio del suo più recente saggio nel quale si rispecchiano le sue personali attività nell’ambito della politica linguistica: 

Mais si l’on encourageait toute personne à se passionner, dès l’enfance, et tout au long de la vie, pour une culture autre que la sienne, pour une langue librement adoptée en fonction de ses affinités personnelles – et qu’elle étudierait plus intensément encore que l’indispensable langue anglaise –, il en résulterait un tissage culturel serré qui couvrirait la planète entière, réconfortant les identités craintives, atténuant les détestations, renforçant peu à peu la croyance à l’unité de l’aventure humaine, et rendant possible, de ce fait, un sursaut salutaire. (Maalouf 2009, 106-107)

L’aspetto mediale

Per quanto riguarda la costellazione mediale, parallelamente a quanto esposto sopra – e al di fuori dei contesti monomediali – si potrebbe distinguere tra una situazione multimediale, nella quale coesistono numerosi media senza che vi siano tra loro particolari forme di contatto e di incrocio, e una situazione intermediale, nella quale diversi media entrano in rapporto e dialogano reciprocamente, senza perdere tuttavia il proprio carattere distintivo e restando nettamente separati. In una situazione transmediale, al contrario, diversi media si compenetrano e intersecano in un incessante processo di continuo sconfinamento, incrocio, e ‘contagio’, come nel caso esemplare degli iconotesti o dei fonotesti.

Naturalmente in questo come nei sopracitati ambiti di definizione i fenomeni multi-, inter- e transprocessuali non possono essere di volta in volta ‘nettamente’ separati gli uni dagli altri, né dal punto di vista della dimensione spaziale né di quella temporale. Tuttavia l’obiettivo della trasparenza e del rigore logico alle quali mirano le definizioni qui proposte, è quello di consentire successivamente di analizzare e differenziare ulteriormente, con maggiore risoluzione ed esattezza, proprio tali aree di sovrapposizione e intersezione. Lo scopo non è la mappatura di roots, quanto una comprensione il più precisa possibile dell’incessante processualità delle routes nella letteratura e nella cultura.

L’aspetto temporale

All’interno dello schema terminologico qui introdotto, è possibile strutturare concettualmente, in modo analogo, anche la dimensione temporale nella sua processualità. Se i processi multitemporali riguardano la coesistenza di diversi piani temporali, i quali esistono gli uni indipendentemente dagli altri, allora i processi intertemporali designano uno scambio e una comunicazione regolari e reciproci tra i diversi piani temporali, che non si mescolano né si amalgamano. I processi o le strutturazioni transtemporali riguardano l’incessante intersezione di diversi piani temporali, nella quale un tale intreccio di tempi genera una sua propria temporalità che, nel suo essere transtemporale, mette in particolare evidenza proprio i fenomeni translinguali e transculturali attivandone i relativi processi di scambio.

Per quanto riguarda la dimensione temporale e la sua periodizzazione, si possono soltanto far presente in questa sede le quattro fasi della globalizzazione accelerata, di enorme importanza per la strutturazione temporale dei processi economici, politici e sociali, ma anche e soprattutto dei processi culturali caratteristici del colonialismo e del postcolonialismo.

L’aspetto spaziale

In questo contesto sorprenderà ben poco il fatto che anche rispetto alle strutture spaziali sia possibile effettuare una distinzione tra una coesistenza multispaziale di luoghi quasi del tutto privi di contatto e una struttura interspaziale di spazi in stretto contatto l’uno con l’altro pur senza fondersi. Le strutturazioni transspaziali sono ancora una volta caratterizzate da continui incroci e intersezioni di spazi di diversa natura e dunque da uno schema di movimento, qui di seguito ulteriormente sviluppato e definito dal punto di vista concettuale. Per il momento va ricordato nuovamente che gli spazi vengono generati dai movimenti e dai loro schemi e che pertanto quanto segue non presuppone ovviamente un concetto di spazio statico.

L’aspetto vettoriale

Partendo da un’analisi delle pratiche di scrittura della letteratura di viaggio (cfr. Ette 2001, 21-84), i cui prodotti si possono spesso intendere come frizionali (friktional), ovvero come testi che oscillano tra finzione e dizione, è possibile anzitutto distinguere le diverse dimensioni del racconto di viaggio – oltre alle tre dimensioni dello spazio quella del tempo, della struttura sociale, dell’immaginazione, dello spazio letterario, del genere e dello spazio culturale.

In un secondo momento si possono poi distinguere i diversi luoghi del racconto di viaggio – nella fattispecie allontanamento, culmine, arrivo o ritorno – quali luoghi di particolare concentrazione semantica. Questi luoghi si inseriscono a loro volta all’interno di fondamentali figure di movimento – quali ad esempio il cerchio, il pendolo, la linea, la stella, il salto – che determinano i movimenti ermeneutici della comprensione da parte dei lettori e allo stesso tempo ne visualizzano le coreografie.

Queste definizioni concettuali, introdotte già da alcuni anni, sono di grande importanza proprio per lo studio di quel campo particolarmente complesso della “scrittura tra mondi” o anche “scrittura dei mondi intermedi” (ZwischenWeltenSchreibens), esse consentono una puntualizzazione spazio-temporale delle analisi testuali che di norma è di facile verifica intersoggettiva.

La dimensione vettoriale della letteratura configura inoltre spazi di movimento, non più assoggettabili ad alcuna logica della posizione fissa, ad alcuna riduttiva spazializzazione bidimensionale, i quali modellano invece la strutturazione mobile di tutto il sapere letterario in modo evidente, anzi, per così dire, ripercorribile. L’analisi dei movimenti sotto i movimenti nella e della letteratura dimostra in modo estremamente chiaro come gli spazi vengano fondamentalmente generati dai movimenti, da motions e emotions. Ma in che modo è possibile sfruttare il modello concettuale, qui brevemente introdotto, per delineare una critica letteraria di tipo transareale?

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